Insegnaci, o Spirito, a guarire il corpo ricaricandolo con la tua energia cosmica, a guarire la mente con la concentrazione e la gioia, a guarire la malattia dell'ignoranza dell’anima con la divina medicina della profonda meditazione.

Paramahansa Yogananda

Meditazione

ALTERAZIONE DELLO STATO DI COSCIENZA:

I BENEFICI EFFETTI DELLA MEDITAZIONE SUI PARAMETRI CORPOREI

“L’ascesa spirituale muove dallo stato meno evoluto di coscienza a quello vicino alla perfezione,
dopo di che la mente cessa di esistere e rimane solo l’esperienza non dualistica”

Dott. C.S. Shah

 

Uno stato alterato di coscienza è una condizione cerebrale dove il soggetto perde il senso di identità col proprio corpo e con le proprie normali percezioni sensoriali. Una persona può entrare in uno stato alterato di coscienza attraverso esperienze come la deprivazione o il sovraccarico sensoriale, squilibri neurochimici, febbre o traumi. Si può però anche raggiungere uno stato alterato di coscienza attraverso attività come il canto, la meditazione, entrando in uno stato di trance o assumendo sostanze psichedeliche.

Gli studiosi che si occupano di aspetti della coscienza umana hanno ipotizzato che una persona normale entra ed esce attraverso diversi stati di coscienza nel corso della giornata. In genere, si riconoscono sei stati di coscienza “non riflessiva”:

  1. Le percezioni corporee, indotte da un normale funzionamento del corpo e caratterizzate da una consapevolezza non razionale negli organi e tessuti dell’apparato digerente, respiratorio, endocrino e di altri sistemi corporei. Questa coscienza non diventa consapevole, a meno che le sensazioni corporee non siano amplificate da stimoli come il dolore o la fame.
  2. Memorie archiviate, che non diventano consapevoli fino a che il soggetto non le riattiva
  3. Il coma, indotto da malattie, crisi epilettiche o danni fisici al cervello ed è caratterizzato da un prolungato stato di coscienza non razionale dell’intero organismo
  4. Lo stupore, indotto da psicosi, sostanze narcotiche o eccessivo consumo di alcool, caratterizzato da una capacità considerevolmente ridotta di percepire le sensazioni afferenti
  5. Il sonno non-REM, che è una parte normale del sonno fisiologico notturno (o dei sonnellini diurni), caratterizzato da una minima quantità di attività mentale, che a volte può essere riportata allo stato di coscienza dopo il risveglio
  6. Sonno REM, anch’esso parte del normale ciclo di sonno notturno, classicamente identificabile con l’attività mentale delle fasi di sogno.

Lo stato di coscienza riflessivo, o cognitivo, o consapevole è quella condizione pragmatica, quotidiana, tipica dello stato di veglia, caratterizzato da lucidità, logica e razionalità, pensiero tipo causa-effetto tipicamente orientato verso il conseguimento di un obbiettivo.

Gli scienziati del Mondo Occidentale accolgono con estremo scetticismo le affermazioni di testimoni di mistici e meditatori che affermano che la loro capacità di entrare in stati alterati di coscienza li ha portati all’illuminazione o alla trascendenza. Altri studiosi, soprattutto quelli nel campo della parapsicologia, sostengono che la Scienza Occidentale dovrebbe riconoscere l’importanza di studiare gli stati alterati di coscienza e prendere atto del fatto che quello che gli scienziati considerano uno “stato normale” di coscienza non è un concetto unitario. Molti studiosi dello Spirito pensano che la scienza dovrebbe abbandonare l’idea che lo stato di coscienza razionale della veglia è l’unico importante e che abbia un valore.

In questo scritto mi limiterò ad esaminare lo stato alterato di coscienza generato dalla meditazione, che può essere appreso attraverso una pratica attenta e costante senza alcun effetto collaterale, e i suoi benefici effetti sulle condizioni dell’organismo.

Il significato del concetto di meditazione è spesso frainteso. In realtà, con questo termine si comprendono tre diversi stati: la concentrazione, la contemplazione e la presenza (o trascendenza).

Molti insegnanti in Occidente si focalizzano sulla concentrazione e la chiamano meditazione. E’ importane tenere conto di questa distinzione, perché ogni passo per raggiungere uno stato mentale quieto e contemplativo presenta le sue difficoltà e chi si avvicina inizialmente a questa pratica può sperimentare una certa frustrazione verso il quasi impossibile “salto” negli stati di coscienza descritti da meditatori esperti.

CONCENTRAZIONE

La concentrazione è l’atto di focalizzare la propria attenzione su qualcosa e richiede una notevole pratica. Perfino il nostro respiro occupa parte della nostra coscienza, anche se, per la maggior parte del tempo, non ne siamo consapevoli. Immaginiamo di avere una quantità finita di “unità di attenzione”, supponiamo 10.000: bene, noi distribuiamo e assegniamo costantemente parti di questa attenzione. Alcune di quelle 10.000 unità sono focalizzate sulla sensazione di peso, di pressione, di temperatura, di pulsazione, il ronzio nelle orecchie, dove sono le nostre chiavi, che ore sono, e così via. Dal punto di vista mentale siamo per lo più distratti durante la maggior parte della giornata.

La concentrazione è lo sforzo di ritirare quelle unità di coscienza che si occupano di funzioni non essenziali, in modo di poter disporre di un set più ampio di unità di attenzione nel nostro “deposito di attenzione” da cui attingere per “prestare attenzione”. Questo processo è lo scoglio più difficile per i meditatori neofiti. Recuperare la propria attenzione, distogliendola da altre funzioni, è una condizione innaturale, poiché si scontra con l’antico schema di controllo corporeo che riteniamo necessario. La realtà è che non ne abbiamo sempre bisogno e che possiamo lasciarlo andare per il tempo in cui perseguiamo scopi interiori.

CONTEMPLAZIONE

La contemplazione è l’atto di prendere l’attenzione concentrata e focalizzarla su un punto astratto, un’idea o un “oggetto trasecndente”. Alcuni chiamano anche questo aspetto come “riflettere su” o “meditare su” qualcosa. La concentrazione è la chiave per poter meditare con successo, ma in se stessa non è la meditazione. Nella meditazione lasciamo le attività mentali e fisiche in cui siamo normalmente occupati e cominciamo la transizione verso uno stato di consapevolezza più spirituale. Con quest’ultimo termine intendo lo stato in cui la mente è libera dal pensiero tumultuoso e dalle sensazioni legate al vivere nel mondo materiale con tutte le sue innumerevoli esigenze. Iniziamo il processo della meditazione con una combinazione di fisico/emozionale/mentale, poi ci concentriamo e diventiamo più mentali, quindi, con la contemplazione, ci spostiamo verso la consapevolezza mentale/spirituale.

PRESENZA

L’ultima fase è la Presenza, che è pura consapevolezza spirituale, dove siamo assorbiti nella realtà trascendentale. Noi diventiamo quella, non siamo più separati. L’importanza di raggiungere una coscienza puramente contemplativa, non solo immersa nell’astratto ma fusa con esso, è l’oggetto di molti testi spirituali. Il rapporto soggetto/oggetto della contemplazione si dissolve e la mente si fonde e diventa inseparabile con l’idea astratta su cui sta meditando.

LA MEDITAZIONE

La concentrazione è la chiave, e questo richiede andare oltre tutti gli effetti del vivere in un corpo fisico, quello che mi piace chiamare la nostra “tuta spaziale biologica”. Tutte le pulsioni, i desideri e le necessità, modalità di respiro, pulsazioni cardiache, etc. Alla base di tutte le modalità dei nostri ritmi, al di sotto del battito cardiaco, delle secrezioni e increzioni ghiandolari, c’è un altro, più profondo, ritmo, la “nota di base”. E’ l’Intelligenza profonda della Creazione, qualcosa di cui siamo normalmente inconsapevoli. Possiamo concepirlo come il respiro dell’Universo, il Ritmo pulsante che scorre attraverso la Manifestazione temporale del Tutto.

Dobbiamo andare oltre tutte le modalità di manifestazione per entrare nei livelli mentali/animici dove è possibile sperimentare le esperienze più profonde della meditazione. Per fare questo è importante trovare la Pulsazione di base della Creazione, identificarci con essa e diventare uno con essa, consentendo la dissoluzione del confine tra il sé e il Ritmo dell’Universo. Ciò è possibile, in effetti è stato fatto da esseri umani per migliaia di anni. Non è facile all’inizio, ma è possibile.

A quel punto si conquista la quiete della mente, che non è il risultato di una soppressione, dell’ignorare i pensieri, della forza di volontà, della potenza o di qualsiasi altro uso dei nostri poteri innati. Si tratta di allineamento, risonanza, centratura con la pulsazione profonda. Quando smettiamo di sentire e percepire che si tratta di qualcosa fatto a noi o che opera su di noi, e scopriamo che E’ noi, sperimentiamo la sua scomparsa e la pace della mente affiora. Con la pratica si ottiene poi la stabilizzazione di questa condizione, che non è più qualcosa che si sperimenta in particolari momenti dedicati della giornata, ma che permane costantemente: si vive allora in costante meditazione.

A questo punto sorge spontanea una domanda: la meditazione è una condizione passiva? I cambiamenti drastici osservati sia livello del cervello che del sistema nervoso durante la meditazione dimostrano il contrario. In realtà, progressi impensabili precedentemente nel campo della neurobiologia, della diagnostica neurologica e dei neurotrasmettitori negli ultimi 20 anni hanno dato un grande impulso allo studio della neurofisiologia della meditazione e dello yoga.

La conclusione è che la meditazione è “uno stato di veglia con metabolismo ridotto”.

EFFETTI DELLA MEDITAZIONE SUL SISTEMA NERVOSO

La nostra reazione abituale a stimoli stressanti di tipo fisico o emozionale è quella di “fuga o combattimento”, mediata attraverso la secrezione di particolari sostanze chimiche, dette neurotrasmettitori e neuromodulatori, attraverso la stimolazione del sistema nervoso autonomo. Tra questi, quelli principalmente coinvolti sono l’adrenalina e la dopamina. Se consentiamo agli schemi abitudinari di risposta del sistema nervoso di entrare in funzione, attraverso la mediazione di queste sostanze, noi entriamo in modo riflesso in uno stato di panico o di aggressività, mentre la pressione del sangue aumenta. In casi di estremo pericolo, questa reazione dell’organismo può essere utile per la sopravvivenza. Tuttavia, uno stato prolungato di agitazione può portare a danni fisici. La meditazione, d’altro canto, provoca effetti diametralmente opposti sull’organismo, ripristinando uno stato di calma, aiutando il corpo a guarire se stesso e prevenendo nuovi danni causati dagli effetti sul fisico dello stress.

Studi sperimentali hanno accertato che alla base dello stato di veglia consapevole del cervello vi è l’attivazione del cosiddetto “sistema reticolare” del midollo allungato come risposta a stimoli esterni e interni. Gli Yogi praticanti il Raja Yoga affermano che durante lo stato di Samadhi sono del tutto indifferenti agli stimoli esterni e interni, mentre si trovano in uno stato di calma estasi.

Le ricerche effettuate su di loro hanno consentito di accertare che:

  • possono ridurre la frequenza del battito cardiaco e del ritmo respiratorio
  • possono anche ridurre il livello del metabolismo, come dimostrato dal ridotto consumo di ossigeno ed emissione di anidride carbonica
  • L’elettroencefalogramma dimostrava una calma mentale sostenuta da un incremento delle onde alfa
  • La resistenza cutanea a stimoli elettrici era aumentata (questo indica una tolleranza maggiore agli stimoli esterni)

L’aumento in percentuale delle onde alfa (quelle dello stato di rilassamento creativo) durante lo stato di meditazione era rilevabile sia durante le registrazioni “a occhi chiusi” che durante quelle a occhi aperti. Questo incremento di onde alfa non poteva essere soppresso durante la meditazione con lo stimolo di vari stimoli sensoriali. Per esempio, questi Yogi possono tenere le mani immerse nell’acqua ghiacciata per anche un’ora, il che dimostra che la loro soglia per il dolore è estremamente aumentata.

Altri studi condotti su monaci che praticano la meditazione buddista hanno consentito di rilevare una percentuale di onde gamma in aree del cervello associate con i processi di apprendimento e con lo stato di felicità notevolmente aumentata in confronto a quella di soggetti che non praticano la meditazione. Le onde gamma sono coinvolte in processi quali l’attenzione, la memoria, l’apprendimento e la percezione consapevole. I monaci dimostravano anche attività più elevate in aree associate con emozioni positive, come appunto la felicità e l’appagamento. Anche in questo caso, si è poi rilevata una netta diminuzione della percezione di stimoli dolorifici.

Un altro dato accertato è che coloro che meditano regolarmente hanno la capacità di risolvere meglio e più rapidamente problemi di una certa complessità. In un altro studio, infatti, alcuni studenti di una scuola sono stati selezionati e addestrati a meditare con regolarità per 20 minuti al giorno: si è visto che il tempo richiesto per la risoluzione di problemi matematici era decisamente inferiore a quello che gli stessi studenti necessitavano prima di aver imparato a meditare. Non si otteneva lo stesso risultato in un gruppo di controllo in cui gli studenti venivano fatti riposare per 20 minuti mantenendo una respirazione regolare.

Infine, la meditazione è risultata efficace nel controllo di diversi tipi di cefalea.

EFFETTI DELLA MEDITAZIONE SUL SISTEMA CIRCOLATORIO E RESPIRATORIO

Gli studi condotti in questo campo sono veramente numerosi. La pratica meditativa regolare riduce certamente il livello della pressione sanguigna sistolica (ma non la diastolica) e la frequenza cardiaca in un arco di tempo adeguato. Lo stesso risultato non è ottenibile con il semplice riposo.

Il picco del flusso espiratori aumenta in modo statisticamente significativo in coloro che meditano regolarmente.

EFFETTI DELLA MEDITAZIONE SUL SISTEMA IMMUNITARIO

La meditazione contribuisce a ridurre il tasso di infezioni dell’organismo. Chi medita tende generalmente ad ammalarsi di meno rispetto a chi non pratica questa disciplina. In uno studio mirato a valutare l’efficienza del sistema immunitario, il virus influenzale è stato somministrato sia a volontari che avevano meditato per 8 settimane, sia ad altri che non avevano meditato. I test ematici eseguiti successivamente hanno provato che nel gruppo dei meditatori i livelli di anticorpi prodotti contro il virus erano significativamente più elevati.

Nell’esperienza clinica si è osservata la remissione dei sintomi legati a patologie autoimmuni, quali per esempio la dermatomiosite, in pazienti che avevano cominciato corsi di meditazione.

EFFETTI DELLA MEDITAZIONE SULL’APPARATO GENITALE E RIPRODUTTIVO FEMMINILE

I sintomi della sindrome premestruale (PMS), i problemi di infertilità e perfino l’allattamento possono essere migliorati con la meditazione regolare. In uno studio, il 58% delle donne che avevano intrapreso la meditazione ha sperimentato una riduzione dei sintomi della PMS. Un altro studio ha dimostrato che anche le vampate di calore erano meno intense. Questo risultato si è ottenuto anche in un gruppo di donne in menopausa.

Donne alla ricerca di una gravidanza e con problemi di infertilità sperimentavano livelli ridotti di ansietà, depressione e stanchezza seguendo un programma di meditazione di 10 settimane, abbinato all’esercizio fisico e a una nutrizione corretta. Il 34% di loro ha avuto una gravidanza nell’arco di sei mesi. Inoltre, neo-mamme che meditavano con visualizzazioni di latte che fuoriusciva dalle loro mammelle sono riuscite a raddoppiare la loro produzione di latte.

PERCHE’ QUESTI CAMBIAMENTI CON LA MEDITAZIONE?

Lo stato libero da stress prodotto dalla meditazione conduce a una condizione di rilassamento in cui il sistema parasimpatico “sorpassa” l’attività del sistema simpatico. La diminuzione della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna sistolica con la meditazione potrebbero ampiamente essere dovute a un miglior controllo dell’apparato cardiaco e circolatorio da parte del sistema parasimpatico.

Nei seguaci delle pratiche yogiche è stata accertata una diminuzione di produzione dei livelli basali dell’ormone cortisolo dalle ghiandole surrenali; tuttavia, l’increzione di cortisolo è aumentata rispetto al gruppo di controllo di fronte a situazioni di reale e immediato pericolo. Questi risultati dimostrano un minor livello di stress e una migliore capacità di risolvere un eventuale problema.

Più in generale, per spiegare l’alterato stato di coscienza prodotto da una meditazione intensa e prolungata, bisogna tenere presente che a livello cerebrale il processo evolutivo aggiunge via via centri di controllo più elevati al sistema nervoso primitivo. Questi centri più elevati hanno un’influenza inibitoria: in altre parole, possono sopprimere le funzioni dei centri inferiori. In questo modo, il midollo allungato è controllato dal più elevato sistema limbico che, a sua volta, è controllato dall’ancora più elevato sistema della neo-corteccia. I centri neuro-modulatori, con la loro influenza sui neuro-trasmettitori, comportano queste modificazioni in senso inibitorio e gestiscono le relazioni interdipendenti fra i vari centri cerebrali costituendo quella che i neurologi definiscono con “gerarchia cerebrale”.

La corteccia tiene sotto controllo tutti i movimenti involontari, la iperreflessività, la rabbia e l’aggressività come pure altre tendenze istintuali, in modo da poter perseguire in modo efficace le più elevate funzioni di logica, memoria, ragionamento, capacità di linguaggio, calcolo, giudizio, concettualizzazione, ecc.

Quando la meditazione agisce come uno stimolo costante e ripetitivo si verificano cambiamenti quantitativi e qualitativi nel sistema nervoso. I neurotrasmettitori e i neuromodulatori possono attivare la crescita di neuroni “dormienti” o in uno stato di latenza per sviluppare un centro (o più centri) che nella scala evolutiva sono a un livello ancor più elevato della corteccia cerebrale dei nostri giorni. Il cervello può effettuare nuove connessioni e acquisire una maggior elasticità funzionale che portano a una capacità di pensare, razionalizzare e reagire in modo differente agli impulsi sensoriali rispetto a quanto atteso dai moderni fisiologi. Questo centro (o centri) più elevato potrebbe esercitare un controllo inibitorio sulla neo-corteccia e quindi sulla mente nel suo complesso (consapevolezza, ragionamento, pensiero concettuale, volontà, emozioni, assolvimento di compiti, ecc.). La consapevolezza e le attività mentali verrebbero così soppresse. Questo essere umano potrebbe allora raggiungere uno stato che va oltre la mente stessa, uno stato di consapevolezza trascendentale.

Trattamenti Olistici